IL NUOVO PADOVANINO DI STEFANO MOCELLIN
di Anna Maria Pellegrino

Gli ultimi due anni hanno portato nel mondo della ristorazione una sorta di nuova consapevolezza, dando spazio a termini come “origini, identità, semplificazione”. Non sono termini sconosciuti è vero, ma indispensabili per scrivere nuove storie.
Come quella di Stefano Mocellin, 33 anni, padovano, convertito alla cucina dopo essersi confrontato con la realtà dell’azienda paterna, scrivendo il suo nuovo destino iniziando come lavapiatti in Inghilterra. Nel suo curriculum, esperienze milanesi all’Unico, all’Osteria Primo Novecento, da Ribot. Al The Stage con Fabrizio Albini, come pastry chef ed infine l’esperienza di personal chef per Renzo Rosso e per la sua Diesel Farm. Un anno e mezzo di grandi soddisfazioni e la voglia di mettersi in gioco personalmente, per raccontare, senza riscriverla, la cucina padovana.
E così, in piena pandemia, torna a Padova e “indossa”, adattandolo perfettamente alla sua personalità ed alle consapevo- lezze acquisite, un locale storico, l’Hosteria Padovanino, nel centro della città. Un ristorante nel quale Margherita e Renato, i precedenti proprietari, raccontavano una cucina di pesce in ambienti dagli arredi che ricordavano quinte teatrali.
Gli spazi, completamente ristrutturati, sono carichi di luce. Parquet a terra e colori chiari alle pareti, con qualche squarcio sui mattoni originali. Due colonne che invitano ad entrare e sedersi. Cucina a vista, incorniciata come un quadro. Alle pareti un ritratto di Stefano, dipinto da Damiano Buso, come tutte le altre opere presenti. Padovano lo chef e padovano l’artista...

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