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marzo 2018                                                              tradizione in tavola








               3L ZPTIVSVNPL SLNH[L HS JPIV         molte delle quali legate al cibo, vissuto   con frutta e biscotti tipici della Val Ca-
                                                    come privazione (astensione da carne   UHSL   V JVTL  PUÄUL  WHY[LJPWHaPVUL KP
               In questo percorso estremamente natura-  e grassi animali, compatibilmente con   una crescita misteriosa di cui far parte (la
               le e familiarmente religioso, la Pasqua si   le necessità di sopravvivenza rispetto al   preparazione delle focacce e dei dolci
               sovrapponeva all’avvio della primavera e   lavoro), o come offerta (l’orzo al croce-  pasquali lievitati all’unisono con la re-
               per questo costituiva il momento più alto   ÄZZV H .P]PNSPHUH  P MY\TLU[V MLYTLU[H-  Z\YYLaPVUL   3H 7HZX\H LYH SH ÄUL [YPVUMH-
               di tutto il ciclo liturgico e il momento più   to al sepolcro, le patate per gli gnocchi   le di un lungo periodo di sospensione, la
               promettente dal punto di vista della ter-  alle combriccole impegnate a sostituire   risposta positiva alla sopportazione, con
               ra.                                  le campane nella settimana santa), o   la percezione chiara e netta della libera-
               Celebrata nella domenica seguente al   come speranza (la semina delle zucche   zione che si mostrava in modo evidente
               plenilunio dopo il 22 marzo, la Pasqua   a San Giuseppe, delle patate nella setti-  nel rigoglio delle piante, nello sciogli-
               cade fra San Benedetto e San Marco e si   mana santa, del granturco a San Marco),   mento dell’ultima neve, nel progressivo
               innesta sul vecchio calendario romano,   o come auspicio (i preitl, ossia i mazzi   addolcirsi della luce.
               che proprio in questo mese dedicato a
               Marte (dio della guerra ma prima ancora
               della vegetazione) vedeva la ripresa di
               numerose attività su terra e in mare.
               La particolarità di questa festa, suddivisa
               in Pasqua (Pasche o  Pasche majôr), Pa-
               squetta (Pascute) e Ottava (Pasche piçule)
               rispetto ad altre solennità del calendario,
               non ultimo il Natale, stava nella valoriz-
               zazione dell’attesa, segnalata in maniera
               importante anche dall’alimentazione.
               Dal Carnevale attraverso la Quaresima
               ZP  WLYJVYYL]H  \U»PUÄUP[n  KP  ZPTIVSVNPL




                                                                                                                   Agnello pasquale
                                                                                                                  Ph.: Mangiarebuono.it



               Una festa di sapori                 Caffè, latte e focaccia o pane benedetto   (spesso decorate o semplicemente colo-
                                                   a colazione (in questo giorno guai ini-  rate) e radicchio, ma anche frittate con
               Figlia delle pulizie di casa, della lavo-  ziare senza cibo consacrato), a pranzo   salame o con verdure, o ciò che era ri-
               razione delle focacce e dei dolci, degli   agnello o capretto in umido od arrosto   masto ancora (poco poiché tutto un tem-
               esperimenti per scegliere le galline co-  (ricordo lontano del capro espiatorio o   po era calibrato), Pasqua era Pasquetta:
               vatrici, del rituale del rinnovamento del   KLSS»HNULSSV  ZHJYPÄJHSL   L  WVP  SL  \V]H   una condivisione all’aperto su quella ter-
               fuoco, delle benedizioni dei cibi al sa-  (grandi protagoniste come ingrediente e   ra di nuovo viva sulla quale si era passati
               bato santo (in altri casi alla domenica)   come pietanza) e le prime verdure fre-  per le Rogazioni.
               nelle case o nella comunità, delle asten-  sche dopo mesi di verdura secca o con-  Di questi tempi di incosciente consa-
               sioni da alcuni lavori con gli animali, la   servata, la pasta realizzata con le uova   pevolezza dello scorrere del tempo e di
               Pasqua irrompeva nel quotidiano come   (le vlékhundln di Sauris servite con sal-  ingenua concretezza con cui venivano
               inizio di un ciclo diverso e nuovo anche   siccia), i tortelli e i cjalzons (nella varian-  vissuti gli avvenimenti, oggi fatichiamo
               dal punto di vista della disponibilità ali-  te più spesso vegetale grazie al sapiente   a percepire il senso e la portata, nono-
               mentare.                            uso dei primi germogli reperiti nei prati)   stante viviamo con cosciente inconsa-
                                                   e poi le focacce (pistum,  gubane,  pani   pevolezza uno scorrere dei giorni che
                     Era una festa anche
                                                   pasquali e  pinze, queste ultime magari   spesso si divorano ed una terra che in-
                    per i sapori, seppure          accompagnate dal salame come a Pau-  stancabilmente continua a mostrarci i
                                                   SHYV    PUÄUL  NSP  PUZHJJH[P   PS  T\ZL[[V   SL   segni di una rinascita che noi distratta-
                  ULSS»LZZLUaPHSP[n KP IHZL
                                                   salsicce, anche il salame d’oca).    mente percepiamo come equilibrio vi-
                                                   Pasqua era anche scampagnata il giorno   tale e, di nuovo e sempre, come nuova
                                                   successivo alla mangiata, era uova sode   opportunità.


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