Il cibo è un atto culturale
di Anna Maria Pellegrino
Lord Northcliffe, magnate della stampa britannica, diceva ai suoi giornalisti che, per mantenere vivo l’interesse dei lettori, potevano contare su quattro temi infallibili: crimine, amore, denaro, cibo. Solo quest’ultimo, però, è un aspetto universale e imprenscindibile dell’esistenza umana: il crimine coinvolge una minoranza; è possibile immaginare un’economia che non si regga sul denaro, come anche la riproduzione della specie in assenza d’amore, mentre non si può concepire la vita senza nutrimento. “Esso dovrebbe essere considerato l’argomento più importante per la razza umana in quanto è il fattore di massimo rilievo per il più alto numero di persone nella quasi totalità del tempo” (Felipe Fernández-Armesto, Storia del cibo, Bruno Mondadori, 2010). Il cibo necessita dunque di un approccio complesso e articolato in quanto molte sono le discipline che lo “affrontano” da più punti di vista: Storia, Sociologia, Antropologia, Psicologia, Economia. E ognuna di queste discipline può ulteriormente approfondire: produzione, regimi alimentari, consumo-comportamenti, pratiche, simbologia. Mentre le fonti utilizzate possono essere: letterarie, f ilosofiche, iconografiche, che a propria volta possono essere artistiche, fotografiche, cinematografiche. E non siamo ancora entrati in cucina! Il cibo, quindi, oltre ad essere un elemento di sostentamento del corpo è anche un mezzo di comunicazione, attraverso il quale si esprimono valori, pensieri, si creano marcatori sociali e temporali, ci si integra o ci si separa.
NON CI SI IMPROVVISA COMUNICATORI DEL CIBO
Lo scorso mese di novembre, a due anni dalla pandemia, è tornata a riunirsi l’Associazione Italiana Food Blogger (Aifb), nata nel 2013. Un compleanno importante aspetta quest’anno l’associazione che vive il cibo come un atto culturale. Lo Statuto dell’associazione afferma infatti che comunicare il cibo comporta un’assunzione di responsabilità molto importante: un piatto o una ricetta, porta con sé la narrazione di radici e di consuetudini, di tradizioni più o meno riviste, di prodotti e di persone, di luoghi con le attività economiche che le contraddistinguono e con l’Heritage che li rendono unici. I foodblogger, coloro i quali utilizzano i social per raccontare una passione che spesso diventa professione, non sottoscrivono un codice deontologico ma dovrebbero essere ben consapevoli cosa significa raccontare il cibo. Ed i foddblogger di Aifb, con il loro codice etico, lo sanno. Diventa quindi fondamentale informarsi e formasi e il Raduno è sempre stato il momento in cui lo stare insieme ha come f ine ultimo la formazione. Nei tre giorni dedicati ai convegno annuale, i blogger di AIFB hanno sempre frequentato corsi condotti dai migliori specialisti nelle materie e nelle competenze da sempre necessarie ai comunicatori del cibo. Non solo cucina e ricette, per fortuna, ma Seo, Copywriting, Food photography e scrittura creativa si sono alternati ogni anno a quelli di tecniche di cottura e di taglio, conoscenza dei prodotti innovativi e delle nuove tecnologie alimentari. Una full immersion formativa che poi, nei mesi successivi, trova l’applicazione in tutte quelle attività organizzate e sviluppate dall’Aifb e dai partner dell’Associazione, come challenge, blog tour e altri progetti interni, sia on line che off line. È possibile riassumere l’attività di Aifb citando l’antropologo Edmund Leach: “Le persone non hanno bisogno di cuocere (raccontare) il cibo: lo fanno per ragioni simboliche, per dimostrare che sono uomini, non bestie”. Allo stesso modo ricercare e raccontare le origini della nostra identità (ciò che siamo) non ci porta quasi mai a ritrovare noi stessi (ciò che eravamo) bensì altre culture, altri popoli, altre tradizioni, dal cui incontro e dalla cui mescolanza si è prodotto ciò che siamo diventati. Il cibo, come ormai è chiaro a tutti, è sì l’alimento fondamentale del nostro corpo, del quale non si può fare a meno, ma, come si vede anche in tanti articoli di questa rivista, è espressione della tradizione e della cultura dei tanti gruppi umani che abitano il pianeta e questa diversità di culture e tradizioni è una ricchezza da salvaguardare perché attraverso il cibo ogni popolo esprime la sua storia, la sua cultura e la sua identità.