“AMARE” Marmellate di arance amare raccolte a Miramare
di Isabella Franco
Miramare non è solo il famoso castello da sogno che tutti conoscono e che molti visitano per ritrovare le tracce di un passato glorioso e inarrivabile, tra i sentieri curati nel parco storico e nelle maestose stanze della dimora asburgica. Grazie a un attento progetto complessivo di restauro e recupero della sua antica bellezza, condotto con filologico rispetto delle scelte che fece Massimiliano d’Asburgo, l’appassionato ed eclettico arciduca al quale si deve la costruzione del complesso, oggi Miramare è anche un piccolo centro di produzione di prodotti d’eccellenza, nella fattispecie marmellate di arance amare. Come verosimilmente avveniva in passato, si raccolgono i frutti degli alberi che crescono nel parco. E le “Amare”, così si chiamano le marmellate di arance prodotte dal Museo, sono il frutto della realizzazione contemporanea del sogno di Massimiliano. Affascinato dalla bellezza e dal profumo degli agrumi che aveva potuto ammirare in Sicilia appena diciottenne, nel corso dei sui primi viaggi nel Mediterraneo, l’arciduca aveva desiderato vederli crescere anche nel parco della sua dimora signorile. È possibile che conoscesse alcune varietà di agrumi già dall’infanzia, dalle coltivazioni in serra dell’Impero. Più di altre essenze, gli agrumi esercitavano infatti una particolare seduzione fra i nobili d’Europa, che facevano a gara per conquistare le varietà più rare a decoro di giardini e serre. Nelle regge di Schönbrunn e Sanssouci sicuramente Massimiliano era stato ammaliato dall’eleganza e dal fascino di queste piante, ma fu durante il suo viaggio nel sud dell’Italia che ne fu conquistato. Il tentativo di piantarle a Miramare fallì a causa del clima rigido e inasprito dalla Bora, che di certo non risultò accogliente. Il sogno di un giardino mediterraneo fu così abbandonato. Del resto, Massimiliano trasformò l’intero promontorio, che era roccioso e spoglio, in un rigoglioso giardino botanico. La zona est del giardino fu sistemata “a bosco”, assecondando l’orografia del luogo con alberi alternati a spazi erbosi, sentieri tortuosi, gazebo e laghetti, seguendo i dettami romantici del giardino paesistico inglese. Situò gli orti a gradinate, di cui rimangono i terrazzamenti in pietra di arenaria, nella parte più riparata del parco, grazie al bosco di pini neri che fungeva da barriera naturale contro le intemperie. Oggi ospitano un vivaio di piante che derivano direttamente da quelle di Massimiliano grazie a un lungimirante progetto di prelievo di talee e semi dagli alberi monumentali. L’esperimento con gli agrumi è stato avviato nel 2020 dal Museo di Miramare con alcune delle varietà antiche di aranci amari, coerentemente anche con la passione che gli Asburgo avevano per le confetture e le preparazioni dolci. Gli agrumi sono stati acquistati in un vivaio specializzato in Toscana e sono piantati in prestigiosi vasi dell’Impruneta. Le piante possono così essere spostate e ricoverate durante l’inverno nelle serre nuove e nelle serre antiche da poco restaurate. Grazie all’ampliamento degli spazi, lo scorso anno sogno state acquistate anche varietà di limoni e mandarini e, quello del 2025 è stato il terzo e più abbondante raccolto, cui seguirà, tra qualche settimana, la produzione delle marmellate. Questi antichi aranci (tra cui Citrus Aurantium Fetifera Corniculata, Caniculata, Aurantium, Salicifolia e Crispifolia), hanno la caratteristica di avere fiori particolarmente profumati e la buccia ricca di aromi. «Siamo particolarmente orgogliosi di questo sogno che fruttifica, per la prima volta dopo tanto tempo, dal suolo di Miramare – è il commento del direttore del Museo storico Andreina Contessa. Siamo abituati a un Museo che produce studi, libri, ricerche, mostre. Ma Miramare è un luogo dove vogliamo che le buone idee prendano forma e si realizzino. Oggi variamo questo progetto pilota per rendere produttivo il parco e che ha la potenzialità per evolvere e crescere nei prossimi anni». «Amare – specifica il direttore Contessa – si riferisce al gusto delle specie di citrus qui coltivate, ma contiene la parola di una delle grandi componenti del posto, il mare, e certo anche il verbo amare, tanto che evoca il nome del sito trasformandolo in luogo da amare. Miramare è divenuto il Giardino delle Amare , un luogo che molto si fa amare, dove si lavora e produce con amore». Nel progetto sono stati coinvolti gli chef due stelle Michelin, Matteo Metullio e Davide De Pra, che hanno elaborato una ricetta che prevede solo agrumi e zucchero per un prodotto di altissimo livello. La marmellata è stata prodotta e confezionata a Sauris – le due produzioni precedenti sono state di circa cinquecento vasetti – da un’azienda di consolidata esperienza che ha saputo trasformare gli ottimi frutti in un prodotto buono, profumato e in linea con i princìpi di sostenibilità del Museo storico. La marmellata si fregia anche del marchio che caratterizza le eccellenze alimentari della regione “Io sono FVG”. Un altro plus di “Amare” è il packaging, elegante, pulito, essenziale, in linea con la produzione grafica di altri materiali del Museo storico. Le “Amare” sono in vendita nei bookshop del Castello e del Castelletto e il progetto contribuisce a promuovere le diverse iniziative che, negli ultimi anni, hanno rilanciato l’immagine del Parco e del Museo di Miramare, concorrendo a costruirne una rappresentazione positiva, stimolante e viva per il pubblico di visitatori e per il territorio che accoglie il complesso culturale.
LA RICETTA
Marmellata di arance amare
Lavate le arance amare e mettetele a bagno in un recipiente coperte d’acqua per una notte. Scolatele e asciugatele. Pungetele con uno spillo e gettatele nell’acqua bollente per una volta. Dopo questa operazione, raffreddatele in acqua e ghiaccio per mantenerne il colore vivace. Quindi affettate i frutti sottilmente eliminando i semi. Pesate la polpa e misurate 350 grammi di zucchero ogni 500 grammi di peso di polpa senza aggiungerlo alle arance per il momento. Raccogliete in una pentola la polpa e mettete sul fuoco. Portate dolcemente a ebollizione e lasciate cuocere per circa 30-35 minuti, mescolando di tanto in tanto per non far attaccare il composto al fondo della pentola. La marmellata sarà pronta quando avrà raggiunto la consistenza del miele, ossia mettendone un cucchiaio su di un piattino e inclinandolo, la marmellata dovrà colare lentamente e non scivolare via. Versatela ancora calda nei vasetti di vetro anch’essi caldi dalla sterilizzazione e perfettamente asciutti. Chiudeteli ermeticamente con un tappo nuovo e lasciateli raffreddare capovolti, in modo che si formi il sottovuoto.