PIWI: buona la prima!
Cosa ci faceva tutto il gotha dell’enologia del Friuli Venezia Giulia, ma anche tanti, tantissimi giovani enologi e agronomi, e anche i direttori delle Società di Certificazione, nei giorni scorsi a Forni di Sotto? Un giretto a respirare aria buona? A raccogliere funghi? Una scampagnata tra amici? Niente di tutto questo. A Forni di Sotto, ridente paesino carnico di ben 1.400 abitanti, si è svolto un interessantissimo e innovativo convegno sui PIWI (si legge Pivi con la V) Wines: uno sguardo alle prospettive globali, partendo dal Solaris. E non sarà sicuramente l’ultimo, dice il sindaco Claudio Coradazzi, anzi «diverrà un appuntamento irrinunciabile per chi ha a cuore la montagna, la biodiversità, la sostenibilità, la ricerca nei vini dell’espressione del territorio. Di chi crede nei PIWI». Ma cosa sono questi benedetti vitigni resistenti? Prima informazione: questi vitigni presentano una quota preponderante del genoma di Vitis Vinifera e un’altra quota di altre Vitis, pertanto sono soggetti a una regolamentazione Europea, e ovviamente anche Italiana, diversa. Seconda informazione: in Italia solo 2.000 ettari, stima ufficiosa, su 68.000 sono piantati con vitigni resistenti delle 36 varietà riconosciute ed autorizzate. Si possono produrre vini Igt per le varietà approvate dalla regioni oppure vini da tavola. Terza informazione: sono resistenti a che cosa? Principalmente hanno sviluppato una buona, in molti casi ottima, resistenza all’Oidio e alla Peronospora, ma anche alle basse temperature; questo fa di loro le piante ideali per climi freddi tipo la montagna, da noi, o a latitudini in cui, fino a pochi anni fa, nessuno aveva pensato di mettere vigneti. Ecco, credo questo sia un punto molto importante da considerare e che è stato molto ben evidenziato durante il convegno, addirittura con dei collegamenti in streaming con aziende in Svezia, Danimarca e Polonia. Avere dei vitigni resistenti ai patogeni fungini è decisamente importante a livello di salubrità ambientale, perché equivale ad un numero bassissimo di interventi di difesa, ma avere dei vitigni anche resistenti a delle temperature di -24 gradi forse, ad oggi, lo è ancora di più. Con il riscaldamento globale si dovrà, sempre di più, coltivare ad alte quote, con esposizioni poco assolate, o ad alte latitudini che però hanno gli inverni rigidissimi. Dice Nicola Biasi (miglior enologo d’Italia 2021): «La viticoltura di montagna è molto difficile e non bisogna cercare scorciatoie. I PIWI hanno sì un germogliamento tardivo, ma hanno difficoltà di maturazione. Pertanto impor tantissima è l’esposizione. Bisogna cercare la poca produzione, ma con grande superfi cie fogliare, per permettere che la fotosintesi porti alla perfetta maturazione. Le uve con ciclo biologico corto non san di nulla, hanno poca identità e poco carattere. Per avere delle uve da cui ottenere degli ottimi vini necessitano, prima della vendemmia, alme no 160/170 giorni dal germogliamento. Con i Piwi l’impronta del carbonio scende del 40% e si risparmia il 70% di acqua. Biologico non è sinonimo di sostenibile». Interessantissime, e seguitissime, le masterclass proposte. La prima, magistralmente guidata da Mara Micolino e Nicola Biasi, su “Viticultura Pioneristica: climi freddi e vitigni resistenti”, ha visto confrontarsi 10 vini provenienti da Danimarca, Svezia del Sud, Polonia, Repubblica Ceca, Moravia, Svizzera, ma anche Trentino-Alto Adige e Veneto. Ognuno con la propria personalità, ma con l’acidità, più o meno accentuata, come componente identificativa. Altra masterclass molto affollata, con posti in piedi esauriti, quella su “Solaris: 10 declinazioni”, in cui sempre la perfetta degustatrice Mara Micolino e l’enologo Andrea Braida ci hanno portato per mano a scoprire quanto l’intervento delle varie tecniche di vinificazione incida sul profilo organolettico di questo vino prodotto da questo vitigno. Altra interessantissima esperienza, difficile da replicare, quella di presentazione delle nuove varietà in fase di registrazione nazionale da parte dei Vivai Cooperativi di Rauscedo. Ma non di sole degustazioni e convegni vive l’uomo, anche di ottimi cibi confezionati a regola d’arte da “Gusto Carnia”, con Fulvio de Santa e Daniele Cortiula. Deus ex machina di tutto ciò, attorniato da un buon numero di alacri collaboratrici, è stato Roberto Baldovin, enologo e produttore a Forni di Sotto e presidente della rete d’Impresa ADALT, bontà di rilievo, con la collaborazione di PIWI International. E con questo possiamo ben dire Buona la prima, avanti con la prossima!
Di Liliana Savioli