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Lo SCHIOPPETTINO di PREPOTTO

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by Davide Zitter
Lo SCHIOPPETTINO  di PREPOTTO
Photo by Maja Petric / Unsplash

a cura della Redazione

Giornata indimenticabile quella organizzata dalla Società Filologica Friulana al Castello di Albana, il 28 maggio 2023, per la presentazione della rivista Sot la Nape (2/23) dedicata al Comune di Prepotto, rappresentato dal Sindaco, l’avvocato Mariaclara Forti, ed in particolare al vino bandiera: lo Schioppettino. «Incontro impreziosito da interventi di natura storica, ma anche tecnica, che ho avuto il piacere e l’onore di moderare». Il numero speciale della “Riviste Furlane di Culture“ è stato curato da uno storico di grande fama, quale Enos Costantini, mentre gli approfondimenti sul vitigno/vino Schioppettino sono stati affidati ad un tecnico importante, quale Carlo Petrussi, ed a Claudio Mattaloni (tutti tre già docenti all’Istituto Agrario di Cividale del Friuli). Diverse le importanti testimonianze, soprattutto di rilevanza storico-culturale, che si possono apprezzare nella rivista, cui si rinvia. Il direttore della Società Filologica Friulana, Feliciano Medeot, ricordando nelle premesse del lavoro di squadra il riconoscimento a Fabbro della “Cittadinanza onoraria” (cerimonia in Comune Prepotto, 3 giugno 2018) ha ritenuto di pubblicare anche un’intervista, che riportiamo parzialmente.

INTERVISTA AL DOTT. CLAUDIO FABBRO, CITTADINO ONORARIO DI PREPOTTO

Il dott. Claudio Fabbro, agronomo, esperto in campo enologico, uomo di punta del giornalismo agricolo, collaboratore di Fuocolento da più di vent’anni, conoscitore e grande divulgatore della realtà vitivinicola regionale, cultore di storia locale, socio da sempre della Società filologica friulana, annovera, fra le tante onorificenze, anche la cittadinanza onoraria di Prepotto: non può sottrarsi, quindi, ad alcune domande che la redazione del Sot la Nape gli ha rivolto.

La storia prova che Prepotto e il vino sono un binomio inscindibile. Vale anche per i nostri giorni?

«Penso che associare il buon vino al nome del paese abbia conosciuto un’accelerazione importante, per l’immagine e l’economia del territorio intero, dagli anni ’70 in poi. Prima d’allora ogni famiglia era legata alla terra poiché da essa traeva innanzitutto produzioni per proprio consumo, dall’orto al frutteto, dalla vigna alla stalla. Rari sino ad allora gli imbottigliatori e la proposta di un buon bianco o rosso (blanc o neri), soprattutto in damigiane, era diffusa alquanto. Con il riconoscimento di vari vitigni (Schioppettino in primis), legalmente rinominati e ripescati dai meandri della burocrazia che li aveva relegati fra i non autorizzati né raccomandati, e pertanto vietati (fino al 1978), il binomio si è consolidato ed associarne il nome sia a Prepotto che alle diverse frazioni, altamente vocate alla viticoltura, è imprescindibile. Risale infatti al 1976 il 1° Premio Nonino Risìt d’Aur, evento di eccezionale influenza mediatica, a Ronchi di Cialla, per il suo recupero e valorizzazione. Se ben ricordo il prestigioso Premio fu in seguito assegnato anche a Maria Rieppi (1979), al Comune di Prepotto (1981) ed a Paolino Marinig (1982)».

Dottor Fabbro, ci può delineare quelli che possono essere i caratteri salienti dei vini di questa zona?

«L’influenza del fiume Natisone e del torrente Judrio, la giacitura e composizione dei terreni con microclimi diversificati, la presenza boschiva che prevale negli oltre 30 chilometri quadrati, con notevole e positiva biodiversità, incidono alquanto nella composizione organolettica dei vini. Ai profumi ed aromi concorrono l’escursione termica ma anche le rese/ettaro contenute, con vendemmie non particolarmente anticipate e vinificazioni tradizionali e miglioramento delle attrezzature, in cui acciaio inox e controllo delle fermentazioni contribuiscono a successivi affinamenti, nel caso dei vini rossi, in botti di rovere. Non mancano surmaturazioni né uvaggi/assemblaggi che rientrano nei piccoli segreti delle aziende. Sono vini mediamente di notevole struttura. Ed in annate importanti si sublimano con gli anni, come è stato dimostrato al Congresso Assoenologi 2022 di Verona in cui il Friuli è stato rappresentato dallo Schioppettino 2011 Ronc Soreli di Novacuzzo, di Flavio Schiratti, prematuramente scomparso».

Non solo Schioppettino; quali altri vini possono dare un positivo marchio di qualità al territorio?

«Pur avendo individuato nello Schioppettino il proprio vino bandiera, anche se nel tempo diversamente rinominato da Ribuèle a Ribolla nera, Sclopetìn o Pòkalca (pronuncia Pòcalza) i viticoltori di Prepotto non hanno gettato alle ortiche le tradizioni tramandate da generazioni. Pertanto, su un totale di 410 ettari vitati, accanto ai 60 ettari circa di Schioppettino, ne registriamo ben 80 di Tocai friulano e 65 di Merlot, due varietà che nel cosiddetto “Vigneto Friuli” sono state estirpate alquanto per dare spazio a Pinot grigio (comunque presente in Prepotto per quasi 30 ettari) e Glera (qui la vite, per farne frizzante Prosecco, non sembra interessare affatto). Tengono duro Refosco (20 ha) e Cabernet (30 ha fra Franc e Sauvignon). Importante sono il Sauvignon (35 ha) e lo Chardonnay (15 ha). Oltre 30 (destinati ad aumentare) sono gli ettari di Ribolla gialla; qualche bollicina autoctona in tale caso non è da escludere. L’interesse per le cosiddette viti resistenti, derivanti da incroci (non OGM) studiati dall’Università di Udine e dall’IGA (Istituto Genomica Applicata) insieme ai Vivai Cooperativi Rauscedo, è crescente, in sintonia con l’attenzione dei giovani produttori locali per il biologico ed il rispetto ambientale».

Lo Schioppettino ha piccole produzioni in un’area ristretta. Che posto può avere in un mercato sempre più orientato verso i grandi numeri?

«I produttori locali sono piuttosto contrari ai grandi numeri e preferiscono consolidare le loro piccole realtà, con ristrutturazione delle cantine e delle vigne ed un orientamento all’imbottigliamento autonomo, anche avvalendosi di collaudati “centri mobili”. Oggi, con la bottiglia etichettata ad arte e qualità costante, questo grande vino rosso di Prepotto interessa la miglior ristorazione in Italia ed all’estero».

Non solo vino: vi può essere qualche altra attività legata a questo ambiente in grado di diversificare l’economia locale?

«Complementare alla vitivinicoltura è l’agriturismo, che negli ultimi anni sta richiamando in Prepotto persone che amano i prodotti tradizionali ben abbinati e degustati insieme a chi li ha creati».

A Prepotto si va diffondendo l’irrigazione delle vigne. Questa pratica potrà influenzare i caratteri del vino?

«I cambiamenti climatici non hanno colto il mondo agricolo locale impreparato, anche perché oltre ad un primo invaso è recente l’attivazione di un altro in Brischis di Albana. Se un tempo parlare di irrigazione nei Colli Orientali poteva sembrare fuori luogo, oggi a gratuite ironie o polemiche si è sostituita un’intelligente analisi di una situazione eccezionale, in cui l’acqua significa sopravvivenza e non esagerato aumento delle rese».

Domanda d’obbligo in chiusura: come vede il futuro della Prepotto enoica? «Decisamente positivo! L’ Amministrazione comunale e le Istituzioni sono sempre state al fianco del mondo agricolo; l’Associazione Produttori Schioppettino, l’Associazione Città del Vino, il Consorzio DOC Friuli Colli Orientali, la Pro Loco ed in tempi più recenti l’“aggregazione spontanea” Enjoy Prepotto hanno acceso un forte senso di cooperazione fra vignaioli, agriturismi, b&b ed osterie locali, molto utile per la crescita dell’immagine territoriale. Piccolo è bello e Prepotto lo dimostra, avendo inoltre la fortuna di essere al centro di una zona suggestiva e facilmente raggiungibile da Cividale del Friuli e Cormòns, da Gorizia & Nova Gorica (Capitale cultura europea 2025). Infine, storico valore aggiunto, la benedizione che da 618 m slm le arriva dal Castello e Santuario di Castelmonte (Madòne di Mont), compendio di cristianità e cultura, il più antico in Friuli»

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da Davide Zitter

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