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Le Ciliegie del Goriziano. In passato c’erano molte varietà locali

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by Davide Zitter
Le Ciliegie del Goriziano. In passato c’erano molte varietà locali
Photo by Markus Spiske / Unsplash

Quando oggi si percorrono in primavera le strade del Collio, si vedono ancora alcuni ciliegi in fiore, ma oramai il raccolto è per un consumo familiare e per amici. Già nel vicino Brda, in Slovenia, la produzione è più importante e organizzano anche una festa a Dobrovo (Casteldobra) i prossimi 8 e 9 giugno. In passato, però, nel vasto Collio e in altre zone del Goriziano, si coltivava e si vendeva tanta frutta: lo aveva scritto il Dall’Agata, nel 1728, e ribadito il Musnig nella sua opera Clima Goritiense nel 1781, ricordando come Salcano fosse noto per “la ricchezza di campi, viti e di alberi da frutta (…); di questa amena fertilità godono tutti i colli che ornano soavemente la pianura (…) si produce ogni genere di frutta di stagione, ed è ricca di pere, ciliegie, mele, pesche, albicocche, fichi, mandorle ecc.” Anche secondo Giuseppe Floreano Formentini (1857) le frutta del Collio godevano “fama in commercio, vuoi fresche, vuoi preparate o pelate ed affiappite”. Le specie principali erano: f ichi, ciliegie, susine, pesche, albicocche, prugne, pere, mele, noci e castagne. Che “poste in scatole ben montate, si spediscono a mezzo della casa Marizza nel Nord dell’Europa ed in America pur anche”. Nel 1871, e poi nel 1882, in occasione del quinto centenario della dedizione di Trieste all’Austria, il governo vi organizzò un’importante Esposizione Agricolo-Industriale. Fra i premiati, troviamo molti goriziani “per Uve e Frutta”. A fine ‘800 il mercato di Cormons era diventato la piazza di sfogo per la produzione frutticola di tutto il Collio. Secondo i dati raccolti nel 1899 da Gastone de Colombicchio, “rilevasi che di sole ciliege arrivarono su quel mercato (Cormons) dal 4 Maggio al Luglio ben 5.664 Q.li di un valore di circa 130.000 fiorini, mentre nei mesi da Luglio a tutto Ottobre si pesarono altri 7.994 Q.li di altre frutta (pere, mele, pesche, prugne, albicocche, fichi, uva, susine, castagne, amoli secchi). I prezzi delle ciliege nelle giornate di massima accorrenza oscillavano tra i 15 e i 22 fiorini per Quintale”. A fine ‘800 Giovanni Bolle dedicò a “Le ciliege del Goriziano” un articolo pubblicato a puntate sulle Memorie della Società Agraria, nel quale descriveva la ciliegia Goriziana, detta Vipauka e Cepljenka, oltre ad altre varietà locali: la primaticcia di Ranziano, la primaticcia di Dornberg, la primaticcia di S. Pietro, la ciliegia mora dell’Istria, la ciliegia mora dal ciuffo, la duracina bianca, la duracina rossa e la nera. Concludeva così: “Esistono nel Goriziano molte altre varietà locali di ciliegie, tutte però di minor importanza delle ora descritte”. All’indomani della devastante Prima guerra si incentivò nuovamente questa fonte economica non indifferente per le colline goriziane e nell’opera di Ernesto Massi, L’ambiente geografico e lo sviluppo economico nel Goriziano, data alle stampe nel 1933, si legge che “Nella zona collinare (...) accanto al ciliegio, il pesco ha fatto notevoli progressi negli ultimi anni e più potrà farne se le colture si orienteranno verso le varietà selezionate e più redditizie; nel dopoguerra furono collocate oltre 20.000 piante mentre la produzione raggiunse la cifra notevole di 5.700 qli contro una produzione provinciale di 6.500 qli”. A Plessiva (Cormons) nacque uno di maggiori poeti sloveni, Alojz Gradnik, di cui merita riportare alcune strofe:

Oh benedici il tetto della casa, della stalla

ed i pergolati davanti alla casa, il frutto dei ciliegi

ed il fiore dei peschi e le botti piene ed i tini,

quando in autunno matura il peso della vite.

Se, invece, ci avviciniamo a Gorizia, c’è Piedimonte, passata alla storia bellica come Podgora, poi Piuma o Peuma e quindi Oslavia, fino a San Mauro. Per di qui passava la “Strada del vino e delle ciliegie”, che da Gorizia saliva a San Floriano del Collio, voluta con lungimiranza nel 1963 dall’Agriturist e dalla Pro Loco goriziana, allora presiedute dall’avvocato Michele Formentini. Nel depliant di allora si vede quanta importanza fu data graficamente ai ciliegi in fiore!

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