La Stazione TRANSALPINA

di Corinna Sabbadini
Dal 1906 al 1947, Gorizia ha avuto due stazioni ferroviarie e due relative linee. La prima (inaugurata nel 1860) si trovava a sud-ovest rispetto al centro della città ed era chiamata la “Stazione Meridionale”: il treno che si fermava lì partiva da Trieste ed arrivava a Milano (e viceversa) passando per Udine e Venezia. La seconda era posizionata dalla parte opposta della città e per questo motivo il suo nome era “Stazione Nord”: collegava Jesenice (città ai piedi del monte Triglav nell’Alta Carniola) con la stazione di Trieste Campo Marzio (anche Trieste aveva due stazioni e due linee). Era quindi un collegamento diretto fra le Alpi Giulie e il mare Adriatico, fra l’entroterra e quello che all’epoca era il porto franco dell’Impero Austriaco. 144 chilometri fra montagne, fiumi, colline, boschi, vigneti, prati, tetti spioventi, chiesette, ponti, gallerie e stazioni piccole e accoglienti. Oggi visitiamo la Stazione Nord. Anche se nessuno a Gorizia la chiama più così. Perché a Gorizia, dal 1947, c’è solo una stazione, la Meridionale. Quella Nord è rimasta appena al di là del confine tracciato dal Trattato di Parigi: è diventata prima jugoslava e poi, dal 1991, slovena. Per un breve periodo è stata denominata anche Gorizia Montesanto, perché situata a pochi chilometri dal monastero francescano sul Monte Santo di Gorizia, ma ora tutti la chiamano Transalpina: le è stato dato il nome della linea ferroviaria che ospita. Anche se, bisognerebbe specificare che con “Transalpina” si intende l’intero complesso di linee ferroviarie alpine che l’Impero Austriaco fece costruire fra la seconda metà del XIX secolo e i primi anni del XX per migliorare i collegamenti fra tutto il suo entroterra e il porto di Trieste: la Jesenice-Trieste è una delle tratte ferroviarie di questo complesso, ma ormai è comunemente chiamata così. È stata inaugurata il 19 luglio 1906 da un treno che trasportava l’erede al trono imperiale: l’Arciduca Francesco Ferdinando fu il primo turista entusiasta, che ammirò sia lo spettacolo di luci e colori che la natura sa donare lungo questo percorso, sia l’ingegno umano che realizzò questa linea di montagna e la campata di 85 metri del ponte di Solcano (il più grande arco in pietra al mondo costruito sopra un fiume, e il più grande arco in pietra tra tutti i ponti ferroviari esistenti) sul fiume Isonzo.

Il palazzo della Stazione ha resistito a due conflitti mondiali ed è diventato prima il simbolo del confine fra Italia e Jugoslavia che correva proprio sulla piazza antistante l’ingresso della stazione, e poi lo scenario dell’ampliamento dell’Unione Europea: proprio qua, infatti, si tenne la grande festa del 1 maggio 2004, il giorno in cui si “aggiunsero” alla Comunità altri 10 Stati (e la Slovenia era uno di quelli). Per tutti questi motivi, questo è un luogo simbolo delle due città ed è amato dai cittadini proprio per la carica simbolica e storica che porta in sé. La piazza su cui si affaccia la Transalpina ha due nomi: gli sloveni la chiamano Piazza Europa e gli italiani Piazza della Transalpina.