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France Prešeren

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by Davide Zitter
France Prešeren

Il Petrarca sloveno, come lo definì Umberto Urbani (1937)

di Corinna Sabbadini

Quando il 18 dicembre 2020 Nova Gorica e Gorizia sono state proclamate Capitale europea della Cultura per il 2025, la festa in Piazza della Transalpina e Trg Europe (che identificano lo stesso luogo antistante la stazione dei treni) è stata incontenibile: eravamo tutti, italiani e sloveni, immensamente felici per il traguardo raggiunto, per tutto ciò che questa nomina rappresenta per le due città, per la loro storia e per i loro cittadini. La nomina uffi ciale riguarda la Slovenia, ma la genialità del progetto è stata la scelta di compiere il passo transfrontaliero: presentarsi assieme come una unica città. E così, il 2025 è iniziato e ha già portato con sé novità a Nova Gorica e a Gorizia, ma la data uffi ciale di “inaugurazione” di questo importante evento è l’8 febbraio: la Giornata della cultura slovena (o meglio: Dan slovenske kulture). Questa festa nazionale è stata assegnata al giorno che ricorda la morte del più importante poeta sloveno che è anche il simbolo dell’emancipazione nazionale: France Prešeren, nato a Vrba, ai piedi del monte Stol, il 3 dicembre 1800 e scomparso a Kranj, lungo la Sava l’8 febbraio 1849. Uno dei monumenti storici più famosi della Slovenia è la statua a lui dedicata e situata in Piazza Prešeren a Lubiana (città dove il poeta visse a lungo), nelle vicinanze del Tromostovje, i famosi tre ponti che sovrastano il fiume Ljubljanica nel centro storico della capitale. Nato in una famiglia contadina, il poeta riuscì a frequentare le scuole a Lubiana e successivamente la facoltà di legge a Vienna. Vissuto in un periodo di grandi cambiamenti politici e sociali in tutta l’Europa, Prešeren ha elevato la letteratura slovena contribuendo a diffondere e a rafforzare il senso di identità nazionale slovena. Accanto agli studi classici greci e latini, alla poetica romantica tedesca (fra cui Schiller e Goethe) e ai grandi nomi italiani (come Dante, Petrarca, Guarini e Alfi eri) manifestò uno spiccato interesse per il canto e per le tradizioni popolari slovene, di cui egli stesso fu scrittore, oltre ai due fi loni tematici più importanti che perseguì nei suoi scritti poetici: l’amore e il patriottismo. Le opere che hanno determinato la sua fama sono Sonetni venec (una raccolta di so netti del 1834) e Krst pri Savici (il Battesimo alla Savica del 1836): un componimento epico in 501 versi (terzine e ottave) con cui elevò la poesia slovena grazie a una semantica, a una metrica e a una ritmica raffinate. Il suo pensiero è stato così importante e determinante per l’identità del popolo sloveno che la sua poesia Zdravljica (Brindisi nella traduzione in italiano) è diventata (in seguito all’indipendenza dalla Jugoslavia) l’inno nazionale della Slovenia. Il testo risale al 1844, ma viene pubblicato solo nel 1848, in seguito all’abolizione della censura nell’Impero asburgico. Precisamente, l’inno è composto dalla prima e dalla settima strofa di questo componimento. Le prime parole ci spronano alla gioia: il titolo è, appunto, Zdravljica (Brindisi) quindi possiamo iniziare con un bicchiere di vino.

Prijatlji! obrodile, so trte vince nam sladkó, ki nam oživlja žile, srce razjásni in oko, ki utopi vse skrbi, v potrtih prsih up budi!

Amici! Le viti ci hanno fruttato del dolce vino che ci ravviva le vene e ci schiarisce il cuore e l’occhio e cancella tutte le preoccupazioni rinnovando la speranza nel petto affranto!

Mentre la settima strofa è un augurio rivolto a tutti i popoli, affinché arrivi il giorno in cui ognuno di noi, esaurite le guerre, possa ritrovato nell’altro un vicino di casa e non più un nemico.

Živé naj vsi naródi, ki hrepené dočakat dan, da koder sonce hodi, prepir svéta bo preganjan da rojak prost bo vsak, ne vrag, le sosed bo mejak!

Vivano tutti i popoli che anelano al giorno in cui la discordia verrà sradicata dal mondo ed in cui ogni nostro connazionale sarà libero, ed in cui il vicino non un diavolo, ma sarà un amico!

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da Davide Zitter

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