FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLE MALVASIA a Portorose

di Liliana Savioli
Eh si, a 27 anni si comincia proprio a essere delle persone che si avvicinano alla maturità. Si incomincia a mettere “giudizio” si diceva una volta. Ma il Festival Internazionale della Malvasia Gusto raffinato del Mediterraneo, svoltosi da poco a Portorose in Slovenia, “giudizio” ce l’ha sempre avuto. Questo festival è nato serio e per bene e negli anni si è evoluto come i tempi richiedevano. Tutti sono accettati con rispetto e grazia e ognuno ha la giusta visibilità, questo è il pensiero della presidente dei viticoltori dell’Istria Slovenia, e presidente anche del festival, Ingrid Mahnič. Un festival monovitigno, ma che racchiude un’infinità di anime diverse. Tante anime quante sono le varie espressioni che l’eclettica Malvasia Istriana riesce a donare. È un vino navigato, dicevano i Veneziani che lo importavano dalla Grecia e specificatamente da Monenvasia, o “porto chiuso”. Addirittura a Venezia c’erano dei locali denominati “Malvasie” dove si bevevano i vini che venivano dal mare, e appunto chiamati navigati. Di un vino, si parlava allora, non di un vitigno. Poi arrivò anche il vitigno e i Veneziani non lo piantarono nelle pianure adiacenti alla città di Venezia, ma nei loro possedimenti in Istria, dove c’erano le condizioni agronomiche simili a quelle da dove arrivavano queste barbatelle. Pietra, aria, sole, poca acqua. Ecco che la nostra Malvasia Istriana prende possesso dell’Istria e poi pian pianino si inoltra fino alla valle del Vipacco e al Carso e al Friuli Venezia Giulia... Non ha confini, non le interessa della politica, non va a guardare di che nazionalità è o che lingua parla chi la coltiva. Lei è come una delle signore di Giovanni Boldini, raffi nata e altezzosa ma nello stesso tempo tenace e con un corpo da favola. Sessanta cantine dell’Istria, sia Slovena che Croata, della Primoska, del Carso, sia Sloveno che Italiano, e del Brda erano presenti ai 2 giorni di festival, mettendo in degustazione ben 150 Malvasia. Se un appassionato voleva veramente immergersi in questo magico mondo non aveva che da tuffarsi a capofitto. Una tradizione a cui i viticoltori tengono in paticolar modo è il concorso indetto dall’Associazione dei Sommelier Sloveni, con Valentin Bufolin, presidente dell’associazione e anche presidente del Concorso. 124 campioni divisi in 5 categorie sono stati presentati quest’anno. Malvasia spumantizzate, fresche, mature, macerate e con residuo zuccherino. 3 commissioni per un totale di 15 degustatori internazionali tra sommelier e enologi. Un concorso serio veramente, tutto al buio in cui si conosce solamente l’annata. Un concorso in cui i risultati vengono resi noti solamente il giorno dell’inaugurazione del Festival. Quest’anno c’è stata una novità. Per degustare le Malvasia macerate è stato utilizzato uno strumento nuovo. Il calice T-Made 95 Oslavia – soffi ato a bocca e lavorato a mano della Italesse. Un calice professionale leggerissimo, nato dalla collaborazione tra questa azienda con l’Associazione Produttori Ribolla Gialla di Oslavia. Un calice che permette ai vini bianchi macerati di esprimersi al meglio, valorizzando le loro peculiarità. Ha vinto questa categoria la Malvazjia Dora 2019 di Bordon di Dekani, in Istria Slovena, mentre per la categoria Malvasia Fresche e Mature c’è stato un unico vincitore che ha fatto piazza pulita di tutti gli altri: Vina Prelac di Buje, in Istria Croata, con le sue Malvazija 2023 e 2024. Per la categoria spumanti ha prevalso Vina Markezic di Pobegi, in Istria Slovena, e per le Malvasia con zucchero residuo ha vinto Vinakoper di Capodistria in Istria Slovena con la loro Malvazija Pozna Trgatev 2025. Nessuna Malvasia italiana ha vinto una categoria, ma c’è stata una medaglia d’oro nelle macerate, quella di Zago Agricola con la loro Prima Bora 2023, che un pochino italiana lo è. La Malvasia viene prodotta in Istria Croata, ma l’azienda è italiana. Altre presenze italiane? Venica&Venica dal Collio non manca mai, Lenardon da Muggia è un punto fi sso. Mentre due ospiti speciali dall’Italia sono stati Vigneti Santa Liberata, dalle Marche, e Ronco Severo, da Prepotto (Ud) nei Colli Orientali che ha presentato in anteprima la sua nuova Malvasia 2021. «Il Festival della Malvasia di Portorose ospita ogni anno anche un simposio, che in quest’edizione era incentrato sulle opportunità e le sfi de nella creazione di una destinazione enoturistica. Aleks Simčič dell’istituto Zavod Konzorcij Brda ha sottolineato l’importanza del fare rete tra i viticoltori per la promozione congiunta del territorio, Tina Novak Samec, direttrice dell’Istituto di Brda per il turismo, la cultura, i giovani e lo sport, ha evidenziato le strategie turistiche messe in atto dall’ente e le sinergie tra turismo e viticoltura, mentre Iztok Sila, esperto di marketing e docente presso la Facoltà di Viticoltura ed Enologia dell’Università di Nova Gorica, ha condiviso alcuni spunti sugli approcci di marketing effi caci per aumentare la visibilità delle destinazioni vinicole» ci racconta Sara Terpin. Tante Malvasia da assaggiare e scoprire anche nei laboratori, gratuiti, messi a disposizione dall’organizzazione. Insomma, un festival imperdibile di cui Fuocolento era media partner!