DUCA D’AOSTA Lounge Bar & Restaurant
di Rossella Dosso
Attovagliati nell’accogliente dehors, pranziamo con vista su piazza Duca d’Aosta, da cui propaga un incantevole reticolo di calli tra cortili fioriti e case dal volto veneziano, apprezzando un suggestivo scorcio della patriarcale Basilica di Sant’Eufemia. Il caffè lo prendiamo al bancone – splendido – sperimentando l’effetto wow di una location che riflette il buon gusto di chi l’ha concepita assecondandone la personale vena artistica, le reminiscenze veneziane, lo sfarzo raffinato e l’eleganza del design contemporaneo dei locali frequentati in mezzo mondo. Il Duca d’Aosta Lounge Bar & Restaurant è la creatura di Paolo Zuliani e di Manuela Di Bert. Di Paolo, musicista straordinario prematuramente scomparso nel 2023, si trova l’impronta in ogni angolo di questo sciccoso locale, completamente ristrutturato nel 2022, così come nel menù che conserva i retaggi delle sue felici intuizioni culinarie. Ora il timone è in mano a Manuela, goriziana, ma gradese d’adozione, con un passato nella pasticceria e nell’arte travolgente dell’accoglienza, e al figlio Alessio, barman talentuoso. E si naviga sulle onde di un solido know-how verso orizzonti che per Grado, “piccolo nìo e covo de corcali”, celebrato da Biagio Marin, il suo cantore, rappresenta una sorta di rivoluzione copernicana nel panorama della ristorazione e dell’offerta cocktail bar. Perchè nei piatti del Duca d’Aosta ci sono tutti i sapori antichi della tradizione e i gusti del pescato della laguna, magistralmente enfatizzati – però – in chiave innovativa e originale dall’apporto virtuoso di ingredienti di qualità straordinaria – nostrani, ma anche esotici – capaci di esaltare la marinaresca tradizione culinaria locale. Tutto ciò, senza incagliarsi – come accade di sovente – nelle secche di una rivisitazione banale e speciosa. Abbiano assaggiato alcuni dei piatti che riflettono tale input gastronomico, come gli Spaghetti Vongole & Lime, dove il sapore dei mitili è impreziosito dall’agrumato tocco del lime e delle perle di yuzu, oppure il Cuore di Capesante, servite scottate su letto di topinambur e tartufo fresco. Ma anche i piatti che – racconta la carta delle vivande – “hanno fatto la storia del Duca d’Aosta”, usciti dal cilindro di Paolo Zuliani, il cui eclettismo lo ha reso protagonista anche in cucina. Abbiamo trovato eccellente il suo Polpo ubriaco, cucinato in birra scura e unito a un cremoso di cozze e di fagioli cannellini, ed è risultato strepitoso il Duca d’Aosta 2008, la tagliatella fresca all’uovo con tris di gamberi sfumati al brandy e mantecati con crema di tartufo bianco e scaglie di tartufo fresco. Il menù elenca diverse altre chicche e piatti della tradizione isolana, tra i quali svetta un boreto da leccarsi i baffi. Non si scoraggi chi non ama il pesce perché l’offerta di carne è altrettanto succulenta. Per esigenze di spazio segnaliamo solo due piatti: il Masurin, degli gnocchi di patate con ragù al coltello di germano reale e chips di parmigiano, e la Guancetta al Merlot, la guancia di manzo cucinata nel vino dai tannini nobili del Collio, accompagnata da un tortino di patate e porro. La giornata gradese si conclude al Duca d’Aosta sorseggiando un cocktail, immersi nella romantica atmosfera di questo locale raffinato. Con Alessio, da tre anni, c’è Antonio, che ha portato un bel valore aggiunto alimentato da corsi professionali importanti ed esperienze in alcuni locali più à la mode. I due barman propongono un bouquet di cocktails spaziale, miscelando una serie di prodotti d’altissima qualità, alcuni dei quali, come il santonego, conferiscono un ricercato tocco locale ai gradevoli long-drink e ai cocktails che i due professionisti preparano accompagnandoli a degli stuzzichini gourmet. Cos’altro dire? Che questa originale esperienza è stata particolarmente esaltante e che al Duca d’Aosta bisogna tornarci!