Andar per “ostarie” a Marano Lagunare
di Aurelio Zentilin
Marano Lagunare è un conosciutissimo paese di cultura e parlata istro-veneta incastonato ai margini meridionali della bassa pianura friulana, fra le acque salmastre della omonima laguna e le terre di lingua friulana. Penso sia già un buon incipit per stimolare la curiosità, ma desidero introdurvi meglio all’interno del castrum. Chi arriva da Muzzana del Turgnano o da San Giorgio di Nogaro sappia che può solo fermarsi ai bordi della laguna e da Marano deve necessariamente ritornarsene indietro. Ma perché devo venire a Marano? Perché a pochi chilometri dai paesi di cultura contadina, a Marano si respira l’aria dei pescatori con la loro proverbiale accoglienza, soprattutto verso i forestieri. Provate a percorrere via Sinodo, la via principale del centro, e fermarvi in uno degli innumerevoli bar o più elegantemente Wine bar, un tempo semplicemente Osterie, per vedere cosa succede. Ordinate pure il vostro aperitivo e scambiate un saluto ad uno seduto al tavolo vicino chiedendo magari una semplice informazione del tipo: “dove si mangia bene il pesce?”. Molto probabilmente seguirà una dissertazione in merito al ristorante da scegliere: da quello economico in cui si può gustare in modo informale una dignitosa frittura o i calamari fritti, a quello più elegante più adatto a cene romantiche o alla portata dei “signori”. Vi potreste chiedere perché tanta espansività? La risposta è semplice, le ostarie sono il punto di incontro preferito di tutte le genti marinare e bere un bicchiere di vino diventa un rito sociale, una dichiarazione di amicizia e solidarietà che si rinnova di giorno in giorno, di ora in ora.
A Marano non serve darsi appuntamento, perché si incontrano più volte al giorno le stesse persone e l’uscire di casa non è altro che la voglia di ritrovarsi in un ambiente per nulla estraneo e con persone famigliari. Prima di entrare nel ristorante per conoscere e gustare la cucina locale, spostiamoci a piedi dal centro di Marano verso le valli da pesca poste a ridosso del suo perimetro. Le valli da pesca sono porzioni di laguna e terre emerse (barene) isolate attraverso arginature e comunicano con essa per mezzo di passaggi (chiaviche) regolati dall’uomo. Lo scopo di tale stupefacente “artificio ambientale” è quello di allevare pesce (in particolare orate, branzini e cefali) e sulla parte emersa coltivare la vite. La bellezza delle valli di Marano è unica, in quanto sono piccole, ben tenute e dove si può, in ogni stagione, annusare a pieno un tramonto, un’alba, una giornata afosa, una sferzata dal vento di bora o battuta dalla pioggia battente od ancora da una pioggerellina calma ma fastidiosa. Situazioni mai banali ma soprattutto irripetibili. Alcune di queste valli sono visitabili ed è possibile acquistare il loro vino; consigliabile l’assaggio della Malvasia Istrana, del Merlot, del Refosco dai caratteri giovani ed amabili al palato. E c’è molto altro. Con la bici si possono percorrere le vie del porto, alcuni argini e ammirare la laguna e, volgendo lo sguardo verso sud, vederla estendere fino ad osservare i grattacieli di Lignano, verso est (durante le giornate terse) osservare il campanile di Aquileia stagliarsi sul monte Nanos e leggermente a destra vedere Trieste con dietro la macchia bianca della Cava Faccanoni sul Carso triestino; girandosi verso nord vedere il campanile di Marano attorniato dalle Alpi, caratterizzate dall’altopiano dei Musi e, per ultimo, girandosi a ponente, distinguere il Monte Cavallo che si innalza dalla pianura pordenonese. Ippolito Nievo aveva definito tutte queste sensazioni il suo: “...piccolo compendio dell’universo, alpestre, piano e lagunoso in sessanta miglia da tramontana a mezzodì...”. Tralascio, per ora, di parlare della laguna, dei casoni, delle foci dello Stella, delle sue pesche tradizionali in quanto pagine e pagine non sarebbero sufficienti a trattarle. Concludo ponendomi una ultima domanda: cosa non si trova ancora a Marano? Semplicemente un sistema organizzato che sia in grado di informare l’ospite in modo che possa fruire di quanto sto cercando di raccontare. Perciò facciamo parlare due saporiti piatti preparati per noi dalla Trattoria alla Laguna Vedova Raddi, un locale storico, aperto nel 1938 dalla famiglia Raddi che lo ha gestito per tre generazioni, cedendolo quattro anni fa ad un loro intraprendente collaboratore: Flavio Biasoni.
Linguine alle Canocchie
Ingredienti per 4 persone: 320 g linguine, 180 g pomodorini, 500 g canocchie, 2 spicchi d’aglio, fumetto di crostacei, olio, sale, pepe.
Mettete sul fuoco una pentola d’acqua salata per la cottura delle linguine e nell’attesa che l’acqua prenda bollore preparate il sugo: in una padella fate dorare gli spicchi d’aglio con un filo d’olio, aggiungete i pomodorini precedentemente tagliati lasciandoli rosolare bene. Tolti gli spicchi d’aglio, aggiungete le canocchie e il fumetto di crostacei. Salate e pepate a piacere. Appena l’acqua bolle, fate cuocere le linguine togliendole un minuto prima per finire la cottura nella padella con il sugo. Saltatele aggiungendo un filo d’olio a crudo e impiattate, mandandole in tavola ben calde.